Un recente studio dell’Università di Lund in Svezia ha dimostrato che la composizione della flora batterica intestinale giochi un ruolo di fondamentale importanza nell’accelerare lo sviluppo della malattia di Alzheimer.
Da tempo la ricerca scientifica ha messo in evidenza come i batteri intestinali abbiano un impatto importante sul benessere del sistema nervoso, attraverso l’interazione tra il sistema immunitario, la mucosa intestinale e la nostra dieta. La composizione della flora intestinale dipende dai batteri che riceviamo alla nascita, dai nostri geni e da ciò che mangiamo.

Studiando topi sani e malati, i ricercatori hanno scoperto che i topi affetti da morbo di Alzheimer hanno una diversa composizione dei batteri intestinali rispetto ai topi che sono sani. I ricercatori hanno anche studiato la malattia di Alzheimer nei topi privi di flora batterica per testare ulteriormente il rapporto tra batteri intestinali e insorgenza della malattia. E’ emerso che i topi privi di batteri intestinali presentavano quantità significativamente minori di placche beta-amiloidi nel cervello. Le placche beta-amiloidi sono molecole di natura proteica che si formano a livello delle strutture sinaptiche in presenza di malattia di Alzheimer.

Per chiarire il legame tra flora intestinale e sviluppo della malattia, i ricercatori hanno trasferito batteri intestinali di topi malati ai topi privi di batteri, e hanno scoperto che i topi in seguito a questo trapianto di flora batterica, hanno sviluppato un maggior numero di placche beta-amiloidi nel cervello.

I risultati di questo studio dimostrano un nesso causale diretto tra batteri intestinali e malattia di Alzheimer.

Sempre più evidenze scientifiche stanno mettendo in luce il ruolo fondamentale svolto dai batteri intestinali nell’insorgenza di malattie di diversa natura. Da tempo è stato dimostrato il loro ruolo nella prevenzione di disturbi intestinali di varia natura (sindrome del colon irritabile, malattie infiammatorie intestinali, eczema, allergie, raffreddori, carie e malattia parodontale solo per citarne alcuni). Secondo queste ricerche farebbero molto di più, sembra che il loro consumo possa migliorare l’apprendimento e la memoria, ridurre l’ansia, la depressione e i disturbi di tipo ossessivo-compulsivo.

I ricercatori della Kashan University of Medical Sciences di Kashan, e della Islamic Azad University di Tehran in Iran hanno presentano i risultati di uno studio clinico randomizzato, in doppio cieco e controllato, su un totale di 52 uomini e donne con Alzheimer tra 60 e 95 anni di età. La metà dei pazienti ha assunto quotidianamente 200 ml di latte arricchito di quattro batteri probiotici: Lactobacillus acidophilus, L. casei, L. fermentum, Bifidobacterium bifidum (circa 400 miliardi di batteri per specie), mentre l’altra metà ha ricevuto solo latte crudo.

All’inizio e alla fine del periodo sperimentale di 12 settimane, gli scienziati hanno prelevato campioni di sangue per le analisi biochimiche e hanno testato la funzione cognitiva dei soggetti inclusi nello studio.

Il punteggio medio sul questionario è aumentato significativamente nel gruppo trattato con probiotici, ma non nel gruppo che aveva assunto latte crudo. Anche se questo aumento è moderato, e tutti i pazienti sono rimasti con compromissione cognitiva grave, questi risultati sono importanti perché dimostrano per la prima volta che i probiotici possono migliorare la cognizione umana.

Saranno necessari ulteriori studi su un numero maggiore di pazienti e su un lasso temporale più lungo per confermare se gli effetti benefici dei probiotici aumentino con un trattamento più lungo.

Nel sangue dei pazienti di Alzheimer il trattamento con probiotici ha anche ridotto i livelli di trigliceridi, di lipoproteine a densità molto bassa, di proteine C-reattiva e di altri importanti marker tipici dell’infiammazione.

Che fare dunque?
In attesa di ulteriori conferme, può essere utile integrare la propria dieta con cibi ricchi di fibre solubili prebiotiche che hanno il vantaggio di nutrire la flora intestinale benefica.

Ecco alcuni cibi che nutrono la flora intestinale:
L’orzo e l’avena contengono buone quantità di beta-glucani: il beta-glucano è una fibra prebiotica che favorisce la crescita dei batteri buoni nel sistema digerente.
I betaglucani presenti nell’orzo e nell’avena possono inoltre diminuire il colesterolo totale e quello legato alle LDL, contribuire ad abbassare i livelli di glucosio nel sangue, e avere importanti effetti anti-cancro.

I semi di lino: sono prebiotici. Le fibre dei semi di lino (macinati) sono utili allo sviluppo dei probiotici e a regolarizzare la peristalsi intestinale, riducendo al contempo la quantità dei grassi assorbiti.
Grazie al loro contenuto di composti fenolici, i semi di lino hanno anche proprietà antiossidanti e anticancro, e aiutano a regolare i livelli di zucchero nel sangue.

Il topinanbur (Helianthus tuberosus): conosciuto anche come carciofo di Gerusalemme possiede diversi benefici per la salute umana.
Alcuni studi dimostrano che il topinambur è utile per aumentare lo sviluppo dei batteri buoni nel colon.
Questo tubero contribuisce a rafforzare il sistema immunitario e a prevenire alcuni disturbi metabolici.
Il topinambur è anche ricco di sali minerali come potassio, fosforo, ferro, zinco, selenio, e magnesio. Questi nutrienti promuovono la salute del sistema nervoso e del sistema muscolare.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27634977