Le nuove linee guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) parlano chiaro: il consumo di zucchero e di zuccheri non dovrebbe superare il 5% delle calorie totali giornaliere, ciò significa non superare i 25 grammi al giorno equivalenti a circa 6 cucchiaini da tè.
Si moltiplicano le evidenze scientifiche che dimostrano non solo che la riduzione porti a minore introito di calorie ma anche al fatto che l’eccesso di zuccheri nella dieta apra la strada a sovrappeso, obesità, diabete, carie e malattie degenerative.
I silenzi dell’Italia
Le linee guida non tengono conto solo degli effetti che un determinato alimento possa determinare sulla salute delle persone ma anche degli interessi legati all’industria alimentare di un paese. Nel caso dell’Italia, l’ex INRAN, oggi CREA-NUT, che è parte attiva nel redigere i LARN (ovvero dei livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia par la popolazione italiana) dipende dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e ha il compito di tutelare, tra le altre cose, l’industria agroalimentare.
Mentre il Ministro della Salute uscente Lorenzin si è detta contraria a seguire quanto suggerito dall’OMS (perchè in gioco ci sono gli interessi delle industrie dolciarie vanto del made in Italy), in Inghilterra la comunità scientifica guidata dal prof. Ian McDonald ha deciso di seguire le linee guida OMS portando la quantità degli zuccheri aggiunti concessi in cibi e bevande al 5%. Tale provvedimento tra le altre cose porterà nei prossimi mesi a una drastica riduzione degli zuccheri presenti ad esempio nelle bevande, il cui consumo da parte degli adolescenti determinerebbe incremento di peso e altri disturbi metabolici.
Cosa si rischia a ridurre gli zuccheri?
Non esistono rischi per la salute legati alla drastica riduzione degli zuccheri in quanto il fabbisogno di zuccheri aggiunti nel cibo (zucchero bianco, glucosio, sciroppo di glucosio-fruttosio) è pari a zero grammi.
Altro discorso per i carboidrati necessari al nostro organismo pari al 45-60% delle calorie giornaliere assunte e provenienti da amidi e zuccheri complessi presenti ad esempio nella pasta, nel riso, nei legumi, cereali e in altri zuccheri semplici presenti in frutta, verdura e latte.
Gli eccessi di zucchero
Fino agli anni ’70 il consumo di zucchero acquistato nei negozi era pari al 60% mentre il 40% proveniva dagli alimenti confezionati. Oggi queste percentuali si sono invertite, consumiamo meno zucchero acquistato tale e quale e lo assumiamo in quanto contenuto nei cibi preparati dall’industria alimentare. Talvolta siamo inconsapevoli del fatto che lo zucchero venga aggiunto non solo nei dolci, gelati, prodotti lievitati, bevande a base di frutta, yogurt ma anche nella preparazione di cibi “salati” come ad esempio sughi di verdure, ecc. Le sostanze dolcificanti utilizzate nell’industria alimentare sono presenti nel 75% dei cibi confezionati e talvolta non è semplice individuarne la presenza in etichetta. Sono zuccheri tutte le sostanze che vanno sotto il nome di “glucosio, sciroppo di mais, sciroppo di glucosio-fruttosio”.
Una dipendenza simile a droga o sigarette
Lo zucchero al pari di una droga crea dipendenza in chi lo consuma con regolarità è quanto emerso in diversi lavori clinici. Molto più di quanto accada con i grassi, più vengono consumati cibi ricchi di zuccheri e più se ne sentiamo il bisogno. Lo ha dimostrato uno studio pubblicato sull’autorevole The American Journal of Clinical Nutrition condotto su un campione di 100 giovani a cui era stato offerto un frappé al cioccolato con quantitativi differenti di grassi e zuccheri. Durante l’assunzione della bevanda il cervello dei partecipanti è stato monitorato e sottoposto a risonanza magnetica al fine di valutare le aree del piacere coinvolte. I frappé più ricchi di zuccheri hanno attivato maggiormente le aree del piacere, ciò non è avvenuto con i frappé ricchi di grassi.
Cosa accade dunque nel nostro corpo quando assumiamo zucchero? Il segnale ricevuto da parte delle papille gustative viene indirizzato al cervello, in cui vengono attivati dei meccanismi di “ricompensa” e contemporaneo rilascio di neurotrasmettitori associati alla sensazione di benessere, in primis la dopamina. Gli zuccheri sono in grado quindi di silenziare i meccanismi di ricompensa propri del nostro cervello “scavalcandoli”, un po’ come accade con le sigarette. L’attivazione eccessiva e troppo frequente manda in tilt i circuiti cerebrali del piacere e pertanto si manifestano i classici sintomi legati al bisogno di consumare con regolarità cibi ricchi di zuccheri.