Il sovrappeso rappresenta un processo in cui gioca un ruolo importante lo stato infiammatorio (talvolta silente) dell’organismo. Dall’infiammazione deriva un’alterato rilascio di sostanze mediatrici della comunicazione cellulare, le citochine, e di altre molecole tipiche delle condizioni di infiammazione, come la proteina C-reattiva.
Numerosi studi hanno dimostrato come il tessuto adiposo sia spesso infiltrato di macrofagi, cellule immunitarie altamente differenziate nei vari tessuti dell’organismo, dove ricoprono il ruolo di “spazzini”. E’ noto che gli adipociti in condizioni di ipertrofia, siano in grado di riversare nei tessuti limitrofi e nel sangue numerose citochine coinvolte nel processo infiammatorio.
I ricercatori hanno anche notato un calo della leptina, ormone coinvolto nella regolazione dell’appetito nel gruppo che presentava disordini della microflora intestinale.
Secondo il ricercatore Angelo Tremblay, i probiotici possono agire alterando la permeabilità della parete intestinale e impedendo che alcune molecole pro-infiammatorie entrino nel flusso sanguigno (il meccanismo non è chiaro), questo potrebbe aiutare a prevenire le reazioni a catena che conducono a intolleranza al glucosio, al diabete di tipo 2 e all’obesità.
La ricerca scientifica ha pertanto stabilito che le persone in sovrappeso e che faticano a perdere i chili di troppo, nell’80% dei casi è affetta da disbiosi intestinale. La disbiosi va vista quindi in una veste completamente nuova, ovvero come uno stato infiammatorio che altera in termini di qualità e di quantità la flora batterica intestinale, favorisce lo squilibro metabolico e l’accumulo di grasso in particolare nella zona addominale e sui fianchi.
Si sottolinea, tuttavia, che i benefici di questi ceppi batterici hanno maggiori probabilità di essere osservati in un contesto nutrizionale favorevole a promuovere un ridotto apporto di grassi e un maggiore introito di fibre.